Opportunità di investimento: l’industria del caffè in Asia
Il sud-est asiatico gode di un clima ottimale per la coltivazione del caffè. Anche se tradizionalmente il Vietnam ha sempre primeggiato nella produzione di caffè, altri Paesi del blocco stanno costantemente incrementando le esportazioni.
In particolare, Indonesia, Laos e Tailandia sono mercati ancora non saturi e aperti agli investimenti stranieri. In questo articolo proponiamo una panoramica dell’industria del caffè in questi Paesi.
Indonesia
L’Indonesia è il terzo produttore and esportatore mondiale di caffè. Secondo l’International Coffee Organization, le esportazioni sono duplicate dal 2001 al 2013, passando da 5.6 milioni a 10.94 milioni di sacchi da 60kg. La coltivazione della pianta è originarimente iniziata nel XVII e XVIII secolo nella zona occidentale dell’isola di Java, durante la dominazione coloniale olandese, ed è oggi presente in altre regioni quali Sumatra, Sulawesi, Kalimantan, arcipelago delle Isole della Sonda minori di Bali, Sumbawa, Flores e Papua. I principali Paesi che importano dall’Indonesia sono Stati Uniti d’America, Giappone e Europa occidentale.
L’industria del caffè indonesiana è sensibilmente influenzata dai cambiamenti climatici, dal momento che la coltivazione e la produzione rimangono legate all’utilizzo di tecniche e metodi tradizionali. Negli ultimi cinque anni, la produzione di sacchi da 60kg è oscillata da 10.5 milioni del 2010, a 9.35 milioni del 2011, 8.3 milioni nel 2012, 9.5 milioni nel 2014 e 8.8 milioni nel 2015. Durante la stagione di crescita per l’ottobre 2013-2014, l’Indonesia ha esportato 3.5 milioni di sacchi da 60kg di caffè, in ribasso di circa il 30 per cento rispetto allo scorso anno. Più del 90 per cento della produzione all’interno degli 1.3 milioni di ettari di coltivazioni di caffè in Indonesia è condotta da coltivatori che possiedono individualmente appezzamenti non più larghi di un ettaro. È indubbio che in futuro un utilizzo più intensivo delle tecnologie e il maggiore consolidamento interno al settore porteranno ad un incremento sostanziale della produzione.
Quasi il 75 per cento del caffè prodotto in Indonesia è di qualità Robusta, considerata inferiore alla qualità Arabica. Tuttavia, in Indonesia si producono anche varietà più ricercate come Java Arabica, Sumatra Lintong, Toraja, e Aceh. Inoltre, viene anche prodotta la qualità di caffè più costosa al mondo: la kopi Iuwak. Questa torrefazione di lusso proviene da chicchi di caffè fermentati attraverso il passaggio nel sistema digerente dello zibetto delle palme dell’Asia, lo Iuwak appunto, una specie particolare di felino che si nutre solo delle più raffinate bacche di caffè.
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La consumazione pro capite di caffè è relativamente bassa rispetto a quella registrata in altri Paesi produttori. Nel 2012 il consumo è stato 1.2 kg per persona, contro i 7kg del Brasile, i 4kg degli Stati Uniti e i 10kg di alcuni Paesi europeri. Tuttavia, la cultura del caffè si sta diffondendo di pari passo con l’espandersi dei centri urbani, con una crescita del 17 per cento prevista per l’anno corrente.
La tassa di importazione per i chicchi di caffè non tostati si aggira intorno al 5 per cento. Esistono, inoltre, alcune significative regolamentazioni parlamentari da considerare: la n. 39 del 2014 che limita al 95 per cento la proprietà straniera sulle piantagioni e la n.98 che limita l’estensione delle piantagioni private a 100.000 ettari.
Laos
Il Laos è il terzo produttore di caffè nel sud-est asiatico, dopo Vietnam e Indonesia. Le piantagioni sono state per la prima volte introdotte nella regione meridionale del Bolaven Plateu negli anni Venti del ‘900 dai colonialisti francesi. Il Laos conta numerosi terreni non coltivati e il suolo vulcanico e l’elevata altitudine delle regioni meridionali rendono il Paese una location di eccellenza per la coltivazione del caffè, a tal punto che Paksong è stata rinominata “capitale del caffè”.
L’esportazione di chicchi non tostati ha raggiunto i 500 mila sacchi da 60kg nel 2015, con un incremento del 38 per cento rispetto ai 290 mila sacchi da 60kg del 2010. Negli anni Novanta del ‘900, il Laos produceva intorno agli 83 mila sacchi da 60kg, cifre che sono oggi quasi quadruplicate raggiungendo i 500 mila sacchi da 60kg di caffè nel 2013. Come per l’Indonesia, è previsto che la produzione aumenti sensibilmente grazie alle innovazioni tecnologiche nella coltivazione e nella torrefazione del caffè.
La produzione di caffè in Laos assume frequentemente la forma dell’imprenditoria sociale, finalizzata all’impiego di contadini e all’alleviazione della povertà nelle campagne. La coltivazione di oppio è tradizionalmente la fonte per eccellenza di profitto per i laotiani, un quarto dei quali vive in condizioni estreme di povertà. Tuttavia, si ritiene che il settore del caffè possa offrire opportunità di sviluppo economico maggiormente sostenibili per la popolazione. Alcuni esempi recenti di investimento di successo sono rappresentati da Saffron Coffee, produttore di caffè Arabica biologico lavorato ad umido e coltivato dalle minoranze etniche (Mien, Khmu, Hmong e Gasak) delle montagne del nord del Laos. La Yunnan Changshengda Investment Company cinese ha firmato un contratto con la città laotiana Phongsali per piantare 120 milioni di metri quadrati di piante di caffè, al posto delle attuali coltivazioni di papaveri. Al momento, il reddito di circa 20 mila famiglie laotiane, la maggior parte delle quali appartenente a minoranze etniche, dipende quasi esclusivamente dalla coltivazione e produzione di caffè.
Il 65 per cento del caffè prodotto nel Laos è di qualità Robusta ma il governo e le relative agenzie di sviluppo stanno da tempo rilanciando la produzione di caffè Arabica e altre varietà più pregiate, per garantire ai contadini introiti più elevati. In passato i chicchi di caffè laotiani erano distribuiti in gran parte nei Paesi dell’Unione Sovietica e loro alleati. Attualmente le esportazioni sono indirizzate a Paesi dell’Europa centrale come la Francia, dove la domanda di caffè biologico di alta qualità è maggiore. Il consumo interno è ancora a livelli bassi, intorno a circa 0.89 kg per capita, ma è previsto in aumento insieme alle condizioni economiche medie della popolazione.
Le tasse di importazione per caffè non tostato ammontano a circa il 40 per cento, volutamente elevate per proteggere il mercato interno.
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Tailandia
Nonostante la Tailandia sia geograficamente favorita per la coltivazione del caffè, la produzione interna è tuttavia nettamente inferiore a quella di Paesi come Vietnam ed Indonesia e, di conseguenza, anche le opportunità di investimento risultano limitate. Ad esempio, il gruppo Dao-Heuang, uno dei principali produttori di caffè in Laos, ha recentemente pianificato di espandere la coltivazione e la produzione alle aree del nord della Tailandia, per conseguire gli obiettivi aziendali di duplicazione delle entrate fino a 320 milioni di dollari entro il 2018. Anche la Thai Coffee Association si è impegnata a promuovere il settore del caffè incentivando la creazione di varietà, gusti e prodotti speciali, sperando in un posizionamento più competitivo della Tailandia nel mercato mondiale.
Nel 2015, le esportazioni di caffè hanno raggiunto gli 825 mila sacchi da 60 kg. Il primo picco si è registrato negli anni Novanta del ‘900, a seguito di un forte incremento dei prezzi a livello mondiale negli anni Ottanta. I prezzi hanno iniziato a decrescere negli anni Novanta dopo la firma dell’International Coffee Agreement nel1989, e dopo l’emanazione da parte del governo tailandese di un piano quinquennale finalizzato ad incoraggiare i contadini a concentrarsi su colture più redditizie. Le stime prevedono che il settore del caffè in Tailandia continuerà a crescere per soddisfare la domanda dei consumatori urbani.
La coltivazione del caffè avviene prevalentemente nelle regioni meridionali, dove la qualità Robusta predomina. L’Arabica è invece coltivata maggiormente nel nord del Paese. Alcune varietà di Arabica, come Catuai e Typica che crescono nel villaggio di Maejantai, sono globalmente riconosciute e apprezzate.
La Tailandia è importatore netto di caffè. Il consumo interno cresce del 12,5 per cento annuo e ha raggiunto l’1,25 kg per capita nel 2015. Il caffè istantaneo è spesso preferito grazie alla sua accessibilità (i prodotti Nestlé occupavano il 60 per cento del mercato nel 2013), ma i prodotti a base di caffè fresco acquisteranno popolarità grazie all’aumento del reddito disponbile.
Per proteggere il mercato interno, le tasse di importazione sono state elevate al 30 per cento per chicchi non tostati, molto superiori alla media mondiale che oltrepassa appena il 14 per cento. La tassa di importazione per il caffè istantaneo è pari al 9 per cento.
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